14/giugno/2007: da Luna V.

Sogno da interpretare

Ecco il sogno
ero con chiara (una mia amica cara). camminavamo, penso in città. Poi si vede davanti a noi una grande trave, come un albero maestro di una nave ma disteso. Che dalla banchina (rialzata) giunge a una nave grandissima in mezzo al mare, tutta bianca.
Sotto il mare azzurro.
Decido di volerci andare. Poi però vedo Luca (il ragazzo che voglio e che mi ha rifiutato), con una polo bianca, che sta attraversando l'albero maestro diretto alla nave. Girandomi verso chiara giuro che io non sapevo che fosse lì (perchè non volevo far sembrare che andavo alla nave solo per lui). Allora pazienza, ormai ci andiamo in sto posto. Saliamo e invece di attraversare l'albero maestro da sopra, dato che c'erano delle reti che ci impigliavano e avevo paura di cadere, mi appendo con le braccia al di sotto di esso. Come tomb raider.
Oscillo avanzando con braccio e braccio, sentendo un po', ma solo un po' la stanchezza. E vedendo sotto di me il mare azzurro. La distanza dalla banchina alla nave è notevole.
Mi giro verso sinistra e vedo l'albero maestro su cui tutti stavano camminando sopra. è come se gli alberi fossero diventati due.
La cosa strana è che non è la prima volta che sogno questo posto.
Arrivo alla fine, scendo le scale e giù c'è un mucchio di gente.
Mi mettono in mano un foglio scritto a penna, dove dice che devo ringraziare una persona anche se non è potuta venire. Ci sono delle telecamere, ed è come se fossi cosciente che avrei dovuto parlare io.
Poi mi pare che anche un messaggio al cell mi dice la stessa cosa, non ricordo bene.
Ma sono sicura che quel messaggio, che prima avevo ignorato, poi vedendo fra i files del pc scopro che è proprio il numero 331, il numero di Luca.
Subito dopo, è notte, dobbiamo andare in un edificio con i cancelli grigi metallo ed è tutto bianco. Fa un po' paura.
È come se l'interno della nave e questo edificio fossero la stessa cosa. Io reputo quest'edificio la nave di prima. Non so perché.
Andiamo nell'entrata principale. È tutto vuoto, non c'è nessuno!
Sono sola, e corro fuori da questo edificio. Vedo risalire da uno scivolo che suppongo porti a una cantina, dei ragazzi, un po' allegri.
Vado da dove sono usciti.
Mi trovo in uno stanzone che si eleva un po' sopra di me, ma che si sviluppa soprattutto in profondità. Come un deposito di zio paperone. È pure giallino nelle pareti e spoglio.
Qua e là persone che hanno oggetti, tappetti, aggeggi non bene identificati di ogni genere, colori caldi. È come se fosse una sala ricreativa. Ma nel fondo non è completamente piatto, ci sono delle superfici rialzate ogni tanto.
Mi sistemo in una di queste leggermente rialzata, in un lato del cubo e guardo una persona alzata.
Poi non ricordo come prosegue, ma subito dopo c'è un uomo armato, un mafioso. È come se l'avessi percepito poco prima. Spaventa un po' la gente sparando alle pareti. Non capisco cosa voglia.
Io ho troppa paura che voglia immolare qualcuno per rendere la paura.
Ed ecco che mi spara alle gambe.
Non sento dolore, sento solo dei colpi alle gambe. Cerco di pararmi con la mano. Anche lì invece di perforarla, la sento continuamente percossa.
Non mi esce sangue, ho solo dei buchi come quelli che chiara si è fatti con quel tutore per le ossa, per rimetterle in sesto.
O ora o mai più, non voglio morire..
Corro all'impazzata (ma com'è che non mi ha sparato?) per risalire al buco dov'ero andata.
Ed ecco che l'edificio si trasforma in nave. Ma io non sono sorpresa, è come se fosse normale.
Cioè non esco più alla luce della luna come prima, ma affronto un sacco di corridoi con porte stagne e arrivo finalmente alla zona abitata della nave. Supero delle stanze e poi arrivo in una che sembrava un'ospizio. Mi infilo nell'ascensore e c'è vicino a me un vecchio. Ricordo che c'era qualcos'altro da dire ma non ricordo bene cosa. L'ascensore è grigio metallico e anche abbastanza piccolo.
Nessuno mi sta inseguendo ma io voglio scappare. Tutti sembrano ignari di quello che sta succedendo giù.
Ed era come normale che non dicessi nulla, che non avvertissi nessuno, forse ero in preda al panico.
Arrivo a quello che è il piano per importare ed esportare merci dalla nave. Non sembra che gli dia fastidio che mi infiltri. è come se fosse normale in casi di emergenza o per uscire.
Riesco a infiltrarmi e finisco in uno di quegli scivoli in plastica che sembrano fatti in casi di emergenza per scendere dall'aereo fino a terra, su cui la gente scivola e si butta.
Solo che adesso è il contrario. Lo scivolo è in salita, immenso, e i pacchi vengono messi in questo scivolo. Era sul rosso e sull'arancio se non sbaglio. Poi scuotendolo come una tovaglia, questi risalgono fino a su, dove delle persone disposte a schiera li prendono appena arrivano.
Con foga mi butto in questo scivolo. Aspetto l'ondata e mi vedo in aria, riatterro più avanti nello scivolo. Seconda ondata e sono più in alto di quello che mi doveva prendere ma anche più lontana. Non riusciamo a prenderci. Il tempo che sto per cadere, realizzo che sto per cadere in malo modo. E così fu.
Vedo le scene di alcuni uomini che sono caduti anche peggio di me, fino a scivoli lontanissimi (perché gli scivoli continuano anche dietro di me) e li vedo come in primo piano, con il collo rotto.
Presa dal panico cerco via alternativa. Non voglio morire così. Guardo a destra: una serie di tetti rossi. Tutti fitti fitti, senza possibilità di cadere. Nemmeno si vede se sotto esistono palazzi. Sono solo tetti quasi come scalini irregolari.
Poi c'è la mia famiglia. Finalmente.

E se non sbaglio, il sogno finisce qua.

Aspetto una risposta. Salve